Digital Empathy

Come possiamo valorizzare il lato umano in un contesto lavorativo fortemente digitalizzato? In che modo il digitale ha cambiato la nostra capacità di relazionarci con il prossimo? Com'è cambiata la predisposizione delle persone all’empatia? Digital Empathy è l’inedito dialogo sui nuovi spazi di lavoro, sugli strumenti di collaborazione digitale e sul rapporto tra lavoro, persone e imprese in questa fase di transizione di cui tutti siamo parte.

Antonio Di Stefano di Peoplerise, Andrea Galantidi versostudio, Bruno Bonisioldi Oblics e Kristian Esser di Mr.Harder sono stati gli speaker di una conferenza non convenzionale, realizzata unendo le potenzialità della presenza fisica e virtuale.

In un contesto in cui le relazioni interpersonali sono sempre più mediate dagli strumenti digitali, Oblics apre un dialogo interattivo e riflessivo, capace di esplorare i nuovi confini degli spazi lavorativi all’interno di un ambiente favorito dall’empatia.

“La connettività ha cambiato il modo in cui vengono utilizzati e concepiti gli spazi, permettendo alle persone di svolgere il proprio lavoro da qualsiasi luogo.”

 

Nel suo intervento, Andrea Galanti, architect e digital enthusiast di versostudio, riflette sul ruolo contemporaneo del design e sulla necessità di immaginare scenari futuri capaci di considerare gli aspetti funzionali, organizzativi, fisiologici ed emotivi delle persone. Il design deve considerare i cambiamenti sociali portati dall’era digitale nella vita di tutti giorni, porre i nostri bisogni al centro del processo progettuale e creare ambienti responsivi in cui la tecnologia diventi invisibile, permettendoci di imparare, collaborare, concentrarci e socializzare liberamente.

 

 

“Le persone hanno bisogno di emozioni e modelli organizzativi che permettano loro di sperimentare e sentirsi liberi.”

 

In un contesto lavorativo in cui la remotizzazione è diventata il nuovo paradigma, in che modo possiamo contribuire a ripopolare gli spazi fisici?
Nel suo intervento, Antonio Di Stefano, integral coach e business mentor di Peoplerise condivide le sue riflessioni su: occupazione involontaria, big quite, disengagement.
Stiamo assistendo a un crescente abbandono dei ruoli lavorativi, che non sono più in grado di soddisfare il bisogno di appartenenza alle imprese da parte delle persone.
La chiave è svolgere un lavoro in linea con i propri valori, contribuire attivamente al raggiungimento di obiettivi condivisi, valorizzare l’aspetto emotivo e l’inclusività nell’organizzazione.
Una leadership generosa e distribuita può rafforzare il senso del lavoro da parte delle persone e abilitare la creazione di una struttura organizzativa che consenta la sperimentazione di competenze e ruoli per una crescita strategica in termini sia umani che lavorativi.

“Lo spazio siamo noi e l’ambiente digitale non è esente dall’unione con il nostro io”

 

Comprendere profondamente lo spazio digitale, avere coscienza dei suoi tempi, delle sue opportunità e dei suoi limiti è quanto mai necessario per istaurare un equilibrio diffuso e condiviso all’interno delle comunità virtuali.
Nel suo intervento, Kristian Esser, collaboratore digitale, esperto di leadership e fondatore di Mr.Harder, riflette sulla qualità delle collaborazioni digitali e su quanto queste dipendono dalla nostra conoscenza profonda degli spazi e dell’uso della tecnologia. Pensare, organizzare, fare: l’agilità e la completezza di questo processo è la chiave vincente per sfruttare le infinite potenzialità della trasformazione digitale.

Apocalittici o integrati? Meglio “integranti”

 

Come in ogni transizione, il tema dell’adozione digitale suscita risposte differenti. Apocalittici o integrati? Meglio…essere “integranti”, attori consapevoli del cambiamento.
Partendo dal titolo del saggio di Umberto Ecco “Apocalittici e integrati”, Bruno Bonisiol, creative trainer, storyteller e facilitator di Oblics e Vulcano Agency riflette sull’atteggiamento da mettere in atto di fronte al fenomeno irreversibile dell’adozione digitale.
Sostenitori consapevoli, oppositori o integrati? È meglio essere integranti e affrontare con spirito critico il cambiamento.

E tu?
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In che modo sfrutti le potenzialità della trasformazione digitale nel tuo contesto lavorativo? Raccontaci la tua esperienza.

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